IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE
IL BAMBINO CON IL
PIGIAMA A RIGHE
TITOLO…
Il Bambino con il pigiama a
righe
AUTORE…
John Boyne
N° PAGINE…
224
AMBIENTE…
La vicenda inizialmente si
svolge a Berlino, in una casa a cinque piani dove vive il protagonista, Bruno,
insieme alla sua famiglia. Successivamente la famiglia si trasferisce ad
Auscit, in una casa a tre piani, per motivi di lavoro del padre. Di fianco all’abitazione
c’è un campo di concentramento dove vengono deportati gli Ebrei.
TEMPO…
I fatti narrati avvengono
nell’epoca della Seconda Guerra Mondiale.
PERSONAGGI…
Bruno è un bambino tedesco
che ha nove anni che dopo il trasferimento ad Auscit non ha amici e quindi si sente
solo. E’ molto orgoglioso del suo papà perché
secondo lui lavora per rendere più grande e forte la Germania. Per non
annoiarsi va in segreto nei dintorni della casa e un giorno arriva alla
recinzione del campo dove incontra Shmuel, cioè un bambino ebreo.
Shmuel è un bambino ebreo
che ha la stessa età di Bruno, indossa un abito simile a un pigiama a righe e
vive al di là della recinzione. E’ molto affezionato al suo papà che, però, un
giorno non trova più perché era stato portato via insieme ad altri uomini. Ha molta
fame perché dentro il campo non mangia niente e chiede a Bruno di procurargli
del cibo.
Gretel è la sorella
maggiore di Bruno e viene considerata da Bruno “Caso Disperato” per il modo in
cui si comporta. Non prova interessi per Bruno, ma poi quando muore comincia a
sentire la nostalgia di suo fratello.
Il padre di Bruno si chiamo
Luis, è un ufficiale delle S.S. e dirige il campo di concentramento di
Auschwitz, dove vengono sterminati gli Ebrei, ma questo Bruno non lo sa.
La madre di Bruno si chiama
Elsa e fa in modo che Bruno scopra circa la verità sul lavoro del padre. Quando
sa che gli ebrei vengono uccisi in massa decide di ritornare a vivere a Berlino
con i figli dato che secondo lei non è il posto adatto per crescere dei
bambini. La madre, infatti, non è arrabbiata con gli ebrei ed è comprensiva del
marito e dei soldati.
Il tenente Kotler è un
giovane soldato, di cui si innamora Gretel. Odia gli ebrei e tratta malissimo
Pavel (il servitore della famiglia) tanto che è sul punto di ucciderlo a causa
di una cena. Il padre di Kurt non era nazista ed era andato in Svizzera e per
questo motivo venne trasferito al fronte.
Inoltre ci sono Maria, la
cameriera; Pavel, il servitore; Herr Litsz, il maestro di Bruno e Gretel e
tutti gli Ebrei.
NARRATORE…
La narrazione è esterna
anche se ci sono dei dialoghi fra i personaggi.
TRAMA
DEL LIBRO…
Bruno un giorno
è costretto a trasferirsi con la sua famiglia in un’altra città, chiamata
Auscit, per motivi di lavoro del padre. Bruno si sentiva molto triste perché
non aveva più nessuno con cui giocare e divertirsi, in particolare gli mancavano
Daniel, Karl e Martin, i suoi più grandi amici.
Dalla sua
camera poteva vedere un reticolato di ferro con in cima delle enormi quantità
di filo spinato. Per lui e la sorella quelle era una zona di campagna perché al
suo interno c’erano campi e baracche. Un giorno Bruno notò che c’erano dei
bambini dalla quella parte del filo, così decise di andare dal padre per
chiedere informazioni. Il padre pero gli disse che quelli persone che vedeva
non erano esseri umani.
Dato che da
grande vuole fare l’esploratore, decide di scoprire cosa c’è nei dintorni della
casa, così come aveva fatto quando era a Berlino. Infatti pochi giorni dopo
inizia a ispezionare quello che fino a quel momento aveva visto dalla finestra,
anche se la madre glielo aveva proibito. Esplora prima il giardino dietro la
villa, e dopo un’ora di cammino arriva nella zona dove c’è il filo spinato dove
vede un bambino al di là della rete.
Si sedette
davanti a lui, e iniziarono a parlare. Il bambino che aveva incontrato si
chiamava Shmuel, era polacco e indossava un pigiama a righe. Bruno e Shmuel
erano nati lo stesso giorno il 15 aprile del 1934. Bruno gli chiese perché era
così magro e gli promise che la prossima volta che si sarebbero incontrati gli
avrebbe portato qualcosa sa mangiare.
I due amici si
vedevano tutti i giorni alla stessa e nello stesso posto parlando per tante
ore. Dopo un anno che Bruno e la sua famiglia vive lì dovettero ritornare a
Berlino per il funerale della nonna. Bruno era molto triste perché con la nonna
e Gretel organizzava degli spettacoli ogni Natale con dei costumi e delle
storie realizzate da lei; inoltre per le sue feste di compleanno metteva in
scena una piccola recita.
Tornati ad
Auscit sente i genitori discutere nell’ufficio del padre perché la madre di
Bruno scopre qual è il vero lavoro del padre e il giorno dopo il padre di Bruno
ordina che tutta la famiglia deve ritornare a vivere a Berlino. Bruno non era
d’accordo perché aveva finalmente conosciuto un nuovo amico con cui divertirsi.
Dovette quindi
andare a salutare Shmuel per l’ultima volta, che però gli dice che non riesce
più a trovare il suo papà. Bruno si offre di aiutare l’amico nella ricerca del
padre e dice al suo amico di procurargli un pigiama come il suo per non farsi
riconoscere all’interno del campo. Il giorno dopo Bruno, entra nel campo e
arriva in una baracca dove cerca il papà di Shmuel anche se sono obbligati a
marciare in fila senza sapere dove sarebbero andati. Arrivano in una camera a
gas dove muoiono soffocati.
Intanto
cominciano le indagini per capire dove si fosse recato Bruno: la mamma e Gretel
si recano a Berlino pensando che fosse lì ad aspettarle mentre il padre dopo un
anno si reca nel luogo i cui erano stati ritrovati i vestiti del figlio e vide
che la rete era sollevate quindi capì che Bruno era andato dentro il campo di
concentramento.
COMMENTO DEL LIBRO…
Il libro mi è piaciuto molto perché
tratta il periodo orribile della persecuzione nei confronti degli Ebrei, un
argomento che mi interessa particolarmente perché i miei genitori me ne hanno
parlato fin da piccola e, insieme a loro, ho visitato diversi campi, come
quello di Dachau, Mauthausen e, un paio di anni fa, anche Auschwitz.
Quello che è successo ci viene
presentato, nel libro, da diversi punti di vista: quello di Bruno, bambino
tedesco che è all’oscuro della strage assurda che sta accadendo, del padre e
dei soldati che credono di fare la cosa giusta per la Germania eseguendo gli
ordini di Hitler, e quella di Shmuel, vittima innocente della follia di altri
uomini.
La parte che più mi ha colpito di
questo libro è quella centrale del racconto quando i due bambini diventano
amici nonostante la loro “diversità”. Non ha più importanza essere ebrei o
tedeschi: c’è una rete che divide i due bambini, ma questa barriera viene superata
dal desiderio di stare insieme, di rivedersi ogni giorno per parlare e
dimenticare la solitudine o la paura.
Un’altra parte che mi è piaciuta
molto del racconto è quando Bruno si offre di aiutare Shmuel nella ricerca del
padre perché ha rischiato la sua vita per aiutare un amico.
Questo libro mi ha permesso di
riflettere meglio su quello che succedeva durante questo periodo, cioè di
vedere con altri occhi la sofferenza e il dolore che tutte quelle persone
provavano. Un esempio è la perdita del padre da parte di Shmuel. E’ difficile,
però, provare a mettersi nei panni sia di chi sta dentro alla rete sia di chi
sta fuori perché, per giudicare e decidere cosa fare, bisognerebbe essere lì e
vivere in prima persona il momento, ma la cosa più complicata è provare a
sentire le stesse emozioni o paure vissute dagli ebrei e da tutte quelle
persone che hanno sofferto anni dolorosi.
pk hai scritto Auscit e non Auschwitz?
RispondiEliminapk hai scritto Auscit e non Auscwitz?
RispondiEliminaHa scritto cosi perche nel libro viene detto in questo modo ma noi sappiamo che è Auscwitz
RispondiEliminai dialoghi hanno un peso importante nel film?
RispondiEliminai dialoghi hanno un peso importante nel film?
RispondiElimina